Design biofilico: l’importanza della natura negli spazi indoor
→
L’ambiente indoor è critico per il benessere, ma qual è l’elemento che fa la maggiore differenza in termini di qualità dell’esperienza? Scopriamo come un approccio olistico al design ed alla gestione dell’ambiente indoor può avere un impatto sia quantitativo che qualitativo sulla qualità ambientale indoor.
I fatti sono fatti, ma la realtà è percezione
Quando pensiamo al benessere, spesso separiamo la componente fisica da quella psicologica. Così facendo, consideriamo spesso indicatori oggettivi (ergonomia, qualità dell’aria, illuminazione ed acustica) come separati da quegli elementi dell’ambiente indoor che soddisfano i nostri bisogni emotivi. Negli ambienti di lavoro, ad esempio, molte organizzazioni pensano che sia sufficiente fornire ai lavoratori arredamenti e strumenti che soddisfino determinati standard e proteggano l’organizzazione stessa in eventuali cause legali relative ad infortuni sul lavoro e malattie professionali.
Tuttavia, ricerche ormai di lungo corso che sono state svolte (tra gli altri) in Gran Bretagna, Olanda, Norvegia, Australia e gli Stati Uniti hanno dimostrato in modo univoco che il comfort psicologico – ottenuto grazie alla cultura aziendale e a stili di management inclusivi ed abilitanti – ha un impatto molto significativo sul benessere. Un migliore benessere aumenta la soddisfazione durante e per il proprio lavoro, che a sua volta migliora la produttività e quindi i profitti.
Così, mentre è ormai facile misurare le caratteristiche fisiche di uno spazio (luminosità, temperatura, qualità dell’aria, specifiche dei mobili, ecc.), quantificare gli effetti di interventi come le decorazioni e lo stile di gestione aziendale è molto più difficile. Non è affatto impossibile: ci sono numerose tipologie di sondaggi che lo rendono possibile, ma condurre simili analisi richiede tempo e le capacità di interpretazione di psicologi e statistici.
Design biofilico: cos’è davvero
Il design biofilico è una tendenza in forte crescita, così com’è stretta la sua associazione con il benessere. Qualsiasi analisi anche superficiale della stampa specializzata in design d’interni ve ne darà conferma. In genere, il design biofilico viene associato al “portare la natura negli spazi indoor” e quindi all’uso di molte piante in spazi ampi, con il relativo miglioramento di salute e benessere. Un’altra associazione comune (spesso l’unica) al tema della biofilia da parte di molti designer è il bisogno emotivo, quasi spirituale, di connettersi con la natura.
Portare elementi naturali nei nostri ambienti artificiali – i nostri uffici e città – aiuta a riprodurre quella sensazione di calma che sperimentiamo quando siamo immersi nella natura. Andiamo quindi a scoprire i motivi reali alla base del benessere che proviamo quando siamo immersi nella natura.
Quando creiamo ambienti ad uso umano - uffici, per esempio - tendiamo a concentrarci sull’uso efficiente dello spazio e dell’energia, creando così ambienti completamente diversi da quelli in cui la nostra specie ha vissuto il 99% della sua storia evolutiva.
L’umanità si è evoluta nelle pianure africane, spazi aperte ed ampi con paesaggi ondulati: la vegetazione era sparsa e cresceva a macchie separate, l’acqua era onnipresente e i cieli limpidi. Usiamo i nostri occhi per individuare il cibo e le minacce – la vista è il nostro senso più sviluppato. La nostra percezione dei colori – la parte visibile dello spettro luminoso – ci permette di individuare forme (cibo o pericoli) sullo sfondo della vegetazione, e riconoscere quando i frutti sono maturi.
Il nostro udito è perfettamente calibrato sui rumori dei predatori e sul suono dell’acqua corrente. Il nostro senso tattile ci aiuta nel determinare la qualità dei materiali così da capire se possono essere usati per creare un riparo, ed il nostro senso dell’olfatto ci indica cos’è sicuro da mangiare. I nostri sensi sono perfettamente adattati a quell’ambiente. Tali sensi si sono evoluti nel corso dei millenni, per permettere alla nostra specie di sopravvivere.
Se stressiamo i nostri sensi, producendo ad esempio stimoli contraddittori, la nostra reazione è la stessa che avviene in caso di pericolo per la nostra sopravvivenza. Gli ormoni dello stress ci preparano a combattere o fuggire. I nostri sensi vengono sopraffatti o sotto-utilizzati, o confusi, e ci sentiamo ansiosi e a disagio.
"Fin dal 1984, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha identificato il fenomeno della “Sindrome da edificio malato” (Sick Building Syndrome - SBS). Gli edifici malati erano (e sono) quelli in cui l’utente dell’edificio accusa una vasta gamma di sintomi, spesso associati ad una cattiva qualità dell’aria (specialmente in termini di inquinamento da Composti Organici Volatili - COV). Qualche anno dopo, ricerche svolte da numerosi scienziati suggerirono che le piante da interni erano uno strumento molto efficace per contrastare la Sindrome da edificio malato. Il principale meccanismo alla base dell’impatto delle piante è stato individuato nella loro abilità di catturare e metabolizzare alcuni degli inquinanti nell’atmosfera. Studi più dettagliati hanno però dimostrato che l’effetto delle piante sulla qualità dell’aria indoor era minimo se usate nelle quantità normalmente presenti negli ambienti di lavoro e al di fuori dell’ambiente controllato dei laboratori."
In ogni caso, alcuni studi hanno dimostrato che, quando le piante venivano utilizzate negli uffici, i sintomi associati alla Sindrome da edificio malato diminuivano significativamente, anche quando la misura obiettiva della qualità dell’aria mostrava scarse differenze tra prima e dopo l’installazione delle piante. Queste furono le prime indicazioni dell’impatto psicologico del verde indoor su salute e benessere e la base per le idee e concetti che ora, dopo anni di sviluppo, raggruppiamo sotto il termine “biofilia”.
Creare ambienti che migliorano realmente il benessere
Ovviamente, il benessere negli uffici non significa solamente rendere i lavoratori più produttivi. I principi di design che migliorano il benessere possono ugualmente essere applicati ad altri ambienti aperti al pubblico, come le strutture sanitarie, ricettive e commerciali.
Nel caso delle strutture sanitarie, comprensibilmente, la priorità è l’utilità degli spazi e l’enfasi è sull’igiene e sull’urgenza di curare malattie e gestire gli infortuni. Purtroppo, questi ambienti sono spesso molto stressanti, sia per i pazienti che per gli operatori sanitari che se ne prendono cura. I pazienti in particolare sono già ansiosi per la loro condizione e per la cura che devono affrontare e il tipico ambiente ospedaliero non riduce certo tale stress.
Tuttavia, c’è una sempre crescente evidenza scientifica (sviluppata in ormai oltre 30 anni di studio, fin dai lavori pionieristici del Prof. Roger Ulrich) che dimostra i reali benefici del design biofilico negli ambienti sanitari. Stress, ansia e capacità di recupero sembrano essere tutti positivamente impattati quando gli ambienti sono disegnati sulla base dei principi biofilici - non solo, i benefici si applicano parimenti sia ai pazienti che agli operatori sanitari.
Fattori e conseguenze simili si riscontrano nel caso degli ambienti dell’industria alberghiera e delle strutture commerciali. Il design ispirato dalla Natura è spesso associato ad un’esperienza di alta qualità: basso stress ed un sentimento di tranquillità e pace vengono sovente promossi come benefici di tali ambienti.
Comunicare l'intenzione di migliorare il benessere
Quando si parla di sostenibilità ci siamo ormai abituati all’idea di “greenwashing” , cioè quella distorsione ad uso promozionale del concetto, per cui molte organizzazioni vantano risultati infondati o esagerati riguardo al loro impegno in campo ambientale. La stessa cosa accade con il design biofilico: ci sono numerosi esempi di ambienti sofisticati riempiti di piante e di altri elementi di design che vengono indicati come esempi da seguire. Tuttavia, a meno che non si abbia davvero intenzione di migliorare il benessere e non si sia messo in piedi un sistema che misuri l’impatto e permetta quindi di migliorare il processo durante (e dopo) il rifacimento del design degli ambienti, può capitare di trovarsi con un ambiente la cui progettazione è costata molto ma che comunque non soddisfa le aspettative.
Questa parte del processo sta tutta nella comunicazione. Le persone sono interessate all’ambiente in cui vivono e reagiscono ad esso. In quest’epoca di accesso istantaneo alle informazioni ed altrettanto rapido riscontro, c’è un’aspettativa quasi scontata da parte degli utenti di poter vedere i dati ed esprimere il proprio parere o soddisfazione per lo spazio con cui interagiscono.
I monitor sulla qualità dell’aria ed i sensori di occupazione possono fornire informazioni immediate agli utenti sul grado di comfort di uno spazio. Sarà troppo affollato? L’aria sarà fresca? La temperatura sarà troppo alta? Il design dell’ambiente dovrebbe supportare ed essere coerente con tali dati.
Ritornando infatti all’idea che il design biofilico lavora molto sull’armonizzazione dell’ambiente con i nostri sensi per garantire il nostro comfort, è molto importante che ci sia concordanza tra un qualsiasi dato che riguarda l’ambiente interno di un edificio e quello che i nostri sensi percepiscono - una contraddizione in tal senso causerà confusione e malessere, riducendo la piacevolezza dell’ambiente stesso.
Una buona atmosfera
Gli edifici hanno bisogno di una buona atmosfera perché le persone possano viverli al meglio. Buone intenzioni portano ad un buon design, una buona qualità dell’aria e un buon umore, e questo porta a persone più felici, più sane e più a loro agio.
Autore: Kenneth Freeman
Kenneth Freeman è un esperto di design biofilico e di gestione del verde, con oltre 25 anni di esperienza nella ricerca, sviluppo e comunicazione di tali discipline ed argomenti. Vive in Gran Bretagna, nei dintorni di Londra, ed ha lavorato con multinazionali del settore e parlato a numerose conferenze in Europa e Nord America.